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La spada magica
Alcuni la vedono splendente di gioielli e filigrana d’oro, altri la immaginano semplice e disadorna, un perfetto lampo d’argento… Caliburn, Caledfwlch, Escalibor o Excalibur, la spada di Re Artù rimane l’emblema più puro dell’avventura arturiana. È anche la più abbagliante, perché nella mano del re “la spada brilla più di trenta torce”. Fa parte della tradizione degli eroi incaricati dalle divinità di guidare e difendere l’umanità con l’aiuto di armi soprannaturali: Achille, Sigfrido, Carlo Magno, Rolando…
Un re, una spada
Appena ricevuta Excalibur, Artù sa di non esserne il proprietario, ma solo il custode per tutta la durata del suo regno. È l’unico a portarla, ad eccezione di Gauvain, il suo nipote preferito, quasi il suo doppio. E quando è costretto da un incantesimo a giocarsi tutti i suoi averi, esclude dall’affare solo la regina, per proteggere lei ed Excalibur perché, spiega, non gli appartiene.
Excalibur, simbolo di protezione e arma delle fate
Il regno arturiano, che si rifà a un’eredità antichissima, si serve di simboli per assicurare l’equilibrio del mondo, la garanzia di una prosperità senza fine. A Barenton, le bolle nell’acqua celebrano l’unione degli opposti, incarnata dalla coppia di fata e cavaliere. Per Artù, Excalibur va di pari passo con il suo fodero. L’arma ferisce e uccide nel giusto combattimento al servizio del re, il suo padrone; il fodero lo protegge e lo mantiene in vita. Ancora più alta è la dimensione spirituale che si evince dal rapporto complementare tra Excalibur e il Graal. La spada, arma maschile, è custodita dalla Dama del Lago, mentre la coppa chiama un re.
Testo scritto da Claudine GLOT, Centre de l’imaginaire Arthurien (CIA)